Amato mio non temere,
non siamo sotto un incantesimo,
prendi le mie mani e intrecciale alle tue vene.
A questo Trattenuto non alzare gli argini,
era sceso nella risorgiva dei cuori,
straripato senza avvisare, non ci fu un letto,
un prato o un lago per accoglierlo,
tornò nelle tenebre consolanti
a smaltire la sua sbornia di pena.
Ora non puoi lasciarmi
non più
l’esercito dei nostri no è arreso prima della lotta,
in pensione a dissodare terra
come un fortunato oplita.
resta con me signore la sera
piu’ d’ogni altra cosa al mondo
l’amore che manca
mi lacera il cuore
mi chiedo se esiste uno spirito della morte
e se questo spirito abbia un’anima
e se quest’anima abbia una coscienza
immagino una coscienza pulsante di frammmenti
di dolore
e di liberazione dal dolore
il mio cavaliere
ecco il cavaliere sul suo cavallo arancione
le mostrine della vita incise sul suo viso
combatte la sua battaglia contro la mia natura insidiosa
ecco il cavaliere sul suo cavallo arancione
alza lo scudo splendente fuso con orgogliosa indipendenza
per difendersi dal mio occhio inquieto
ecco il cavaliere sul suo cavallo arancione
il colore della rinuncia
il cavaliere errante (e solitario?)
non ha paura di niente
indomito difende il suo spazio vitale
contro una maldestra zanzara
la metafora del bene non funziona
il mio demone e’ sempre qui, lo sento ansimare
silenzioso dietro la porta di casa. l’ho nutrito in
questo giorni ( gli basta poco, ombre e pezzetti
d’illusione), so che il suo mantello e’ come uno specchio
e temo di vederci riflessa una mia temuta immagine
insaziabile
sono qui
orizzontale nel letto, anita nell’ansa del mio corpo.
ogni giorno si prende tutti i baci e le carezze